tuna-in-the-sealand

Tonnellate di tonno – l’ingrasso nascosto

I cosiddetti allevamenti di tonno rosso del Mediterraneo (Thunnus thynnus) sono, per molti motivi, nell’occhio del ciclone. Essi sono contestati per vari motivi, a cominciare proprio dall’uso del termine “allevamento”, che sembra fuorviante. Si tratta infatti, tecnicamente, di un’attività di “ingrasso”: il pesce viene pescato in mare e trasferito in gabbie dove, letteralmente, ingrassa, aggiunge cioè grasso alla massa corporea.

Ma perché ingrassare il tonno?

La maggior parte del tonno rosso del Mediterraneo (per un valore di oltre 200 milioni di euro l’anno) finisce in Giappone dove un singolo tonno può valere 50 mila euro. In Italia si preferisce il tonno tenero “che si taglia con un grissino” (pinna gialla, Thunnus albacares, di provenienza tropicale) ma il nostro tonno rosso, grasso e saporito, è appetito per il sushi. E’ per questo che quasi tutto il tonno “ingrassato” finisce in Giappone. Si tratta tuttavia di un prodotto che non è sempre reperibile in natura. La popolazione di tonno che viene pescata in primavera/estate nel Mediterraneo, passa l’inverno a nutrirsi in Atlantico: il tonno migra nel Mediterraneo all’inizio della bella stagione, per riprodursi dopo aver accumulato preziose riserve di grasso che serviranno allo sforzo della migrazione e della riproduzione. E’ la qualità di carne da sushi più pregiata, ma la migrazione e la riproduzione hanno un costo energetico elevato e il tonno dimagrisce rapidamente perdendo valore: pescare un animale esausto per la fatica di padre, o madre, non rende.

La soluzione del problema è stata trovata grazie allo sviluppo del sistema di pesca noto come “tonnara volante”, un tipo particolare di rete a circuizione o “ciangiolo”. Le reti a circuizione le conosciamo da secoli, sono quelle usate dalle “lampare”: una fonte luminosa concentra il banco di sardine o acciughe che viene circondato (da cui il nome della rete) calando una rete a nastro. La rete viene quindi issata con argani, chiudendo per primo il fondo: si forma così una “coppa” che intrappola i pesci. La tonnara volante applica lo stesso principio con la differenza, rispetto alle “lampare”, che non si usano le luci ma piuttosto si cercano i tonni con gli aeroplani.

I tonni possono essere pescati con altri sistemi da pesca: a parte le tonnare tradizionali (ormai praticamente estinte a causa della pesca eccessiva) l’alternativa più usata è il palamito, un cavo di nylon con moltissimi ami, che però uccide il tonno (e molti altri animali). Invece, i tonni che si pescano con le tonnare volanti possono essere trasferiti vivi in gabbie che poi sono trainate con rimorchiatori, ad una velocità di 1-2 nodi (circa 3-4 chilometri orari: il trasporto può durare settimane, con un notevole stress che può condurre alla morte dei tonni), fino ad appositi siti presso la costa dove avviene l’ingrasso: sono questi gli “allevamenti di tonno”. Con questo sistema si può quindi rifornire il mercato giapponese, fuori stagione, di tonno grasso: è il “ranching” dei tonni, l’ultima frontiera o, se preferite, l’ultima corsa all’oro rosso. Quanto durerà?

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram
Pinterest
Reddit
VK
OK
Tumblr
Digg
Skype
StumbleUpon
Mix
Pocket
XING
Email
Print
COMMENTA
Leave a Response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *