
Gli incubatori come supporto alle imprese
Gli incubatori d’impresa in Italia
Nella fase prolungata di bassa crescita economica che caratterizza da oltre un quindicennio l’economia italiana il tema delle start-up innovative e degli strumenti che possono favorirne la nascita e lo sviluppo dimensionale assume particolare rilievo. In questo ambito gli incubatori d’impresa rappresentano una delle soluzioni proposte dalla letteratura economica e realizzate concretamente in numerosi paesi avanzati ed emergenti, pur con modalità differenti. Questo tema è divenuto in Italia di particolare attualità negli ultimi mesi, grazie ai provvedimenti normativi in materia di crescita introdotti dal Decreto Legge n. 179/2012, convertito nella Legge n. 221 del 17 dicembre 2012 (cosiddetto decreto crescita 2.0), che riconoscono alle start-up innovative un ruolo importante per lo sviluppo economico e la crescita dell’occupazione, in particolare giovanile, e sostengono gli incubatori e gli acceleratori (certificati) d’impresa.
La letteratura economica si è occupata ampiamente di start-up innovative e incubatori d’impresa. In particolare, numerose ricerche si sono focalizzate sull’identificazione dei diversi modelli di incubazione e sulla valutazione dei loro effetti economici. Tuttavia, l’elevata eterogeneità delle realtà esistenti, insieme con la diversità degli approcci metodologici seguiti, rende difficile la comparabilità dei risultati ottenuti in letteratura per quanto riguarda l’efficacia degli incubatori. Per questo il tema della valutazione degli effetti economici di tali enti è ancora controverso.
Anche in Italia i principali lavori di ricerca si sono concentrati sull’identificazione dei diversi modelli esistenti (Grimaldi e Grandi, 2005; von Zedtwitz e Grimaldi, 2006) e sull’efficacia degli incubatori nel favorire la nascita e la crescita delle start-up tecnologiche (Colombo e Delmastro, 2002). Ciò nonostante, la conoscenza delle realtà di incubazione attualmente presenti nel nostro paese non appare chiara ed è comunque basata su dati parziali e per lo più non recenti.
Il nostro lavoro si pone l’obiettivo di delineare innanzitutto una mappa aggiornata e il più possibile completa degli incubatori italiani e di individuare alcune delle peculiarità delle start-up che hanno intrapreso, e magari concluso, il percorso di incubazione; in secondo luogo, si propone di fornire elementi utili per una prima valutazione dei risultati sinora ottenuti e delle criticità tuttora esistenti. A tali fini, nell’autunno del 2012 la Sede di Torino della Banca d’Italia, in collaborazione con l’Associazione PNI Cube e il Politecnico di Torino, ha svolto un’indagine sul campo, basata sulla somministrazione di due distinti questionari, rivolti rispettivamente agli enti che svolgono in Italia attività di incubazione e alle imprese che erano in fase di incubazione nel periodo dell’indagine o che erano state incubate in precedenza
Per quanto riguarda in particolare gli incubatori, la ricerca ha analizzato:
- le tipologie e la natura degli incubatori esistenti in Italia e i rispettivi obiettivi istituzionali;
- i servizi offerti alle imprese;
- il grado di coinvolgimento dell’incubatore nelle diverse fasi di sviluppo delle imprese;
- gli indicatori eventualmente utilizzati dagli enti al fine di misurare le proprie performance;
- i risultati effettivamente ottenuti;
- i principali ostacoli all’ulteriore sviluppo dell‘attività di incubazione in Italia
Nel caso delle start-up le principali tematiche approfondite nella ricerca hanno riguardato:
- le caratteristiche delle imprese in termini di settore di attività, natura del prodotto/servizio offerto, tipo di innovazione apportata, composizione e orientamento del team imprenditoriale;
- il ruolo svolto dall’incubatore nella nascita, sviluppo e crescita dell’impresa;
- le fonti di finanziamento nelle diverse fasi di sviluppo dell’impresa;
- i principali ostacoli alla crescita.
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